Napoli bed and breakfast
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Napoli in viaggio
il miglior bed and breakfast a Napoli
Ci sono volte che bisogna cambiare tutto, questa é una di quelle volte.
Non é possibile raccontare il Sudafrica in un modo semi ironico come faccio sempre nei nostri viaggi. L’ho capito dopo ben venti giorni che questa terra é, e sarà nei miei ricordi una serie di istantanee . Una specie di album fotografico nei miei ricordi e così ve lo voglio raccontare. Ogni luogo é un’immagine che vorrei vedeste, e vedendola vorrei poteste provare un po’ di quello che ho sentito.
Cape Town é una foto dei sorrisi.
Quelli dei bambini del campo Genesis con cui giochiamo a pallone. Quello di Simone che ci aspetta all’aeroporto con vino e carne secca. Quella di Chris quando ci saluta dopo averci scritto il possibile itinerario. Quello amaro della guida che abitava il district 6 mentre ci parlava dell’Aparthaid al museo.
Quello di chi incontri sulla spiaggia o nei gardens…anche se poi ti rubano le scarpe!
Hermanus é un acquerello.
Un dipinto in tinte grigie del mare in tempesta, onde alte sugli scogli e spruzzi di balene. Le loro code sullo sfondo mentre mostrano la loro potenza e sembrano giocare con te. E non importa se metà della barca é sotto vento a vomitare! E tu in un angolo del quadro mentre in una capanna di legno bevi una birra osservando la maestosità di questo oceano così diverso dal nostro rassicurante Mediterraneo. E come sempre davanti al mare ti senti piccolo. Un minuscolo spettatore pronto a goderti lo spettacolo che di volta in volta lui vorrà offrirti.
Comincia poi il nostro viaggio on the road. Il primo lungo questa grande terra sudafricana.
Un susseguirsi di diapositive.
Un alternarsi di panorami mozzafiato di tutte le sfumature del verde e di mille e mille lamiere multicolore arroventate da un sole incessante o sferzate da una pioggia senza pietà delle favelas sudafricane che qui si chiamano Township.
Uomini, donne e bambine che camminano per ore nel nulla per raggiungere il lavoro o la scuola, mentre tu ti ricordi che ti annoiava quando tua madre ti accompagnava in macchina anche per fare un kilometro. Capre, mucche e pecore ai lati della strada o in mezzo alla strada che sembrano non accorgersi nemmeno della tua esistenza e ti ricordano che sto mondo é più loro che tuo.
Insomma questo piccolo film e’ un racconto doloroso.
Sono immagini crude e splendide che non ti danno scampo.
Ma forse te lo aspettavi che l’Africa non desse scampo.
Il little Karoo é una trittico di immagini.
La prima, quella del parco nazionale è una foto venuta male.
Abbiamo sbagliato l’esposizione, il tempo e l’obiettivo! Un panorama sfocato da un sole aggressivo, montagne brulle e bruciate. Gli animali anche se emozionanti, rari e lontani.
La seconda é di un piccolo coffe bar a Graaf-reinet, dove fuori alberi viole disegnano vie colorate con i loro petali caduti . Dentro il profumo di decine di fragranze di caffè ti accarezzano le narici. Piccole stampe e disegni e quadri ti contornano come in una piccola galleria e ti fanno pensare di essere anche tu parte di un quadro che qualcun altro sta guardando.
La terza é una via in mezzo al nulla, sotto una pioggia incessante che come unico ristoro ha il Ronny (sexy ) bar. Un bar che sembra uscito da un film, con reggiseni e mutande appese al soffitto. Dove le pareti sono ricoperte da bigliettini da visita e foto di chi é passato di lì per scambiare due chiacchiere con Ronny. Ed anche il Toledostation lascia il suo tributo e torna con la fantastica frase di Ronny:” non sarò mai un motociclista…sono sempre ubriaco!”.
Poi arriva Il nostro primo parco. Addo Elephant park.
Che foto é? Un bel collage gigante! Leoni e zebre, antilopi a centinaia ,uccelli dai colori assurdi e Elefanti,elefanti e ancora elefanti,ma la star di questa immagine non é nè un leone nè un elefante, nonostante la loro eleganza e maestosità.
Il vero big é Lo stercoraro.
Un minuscolo coleottero che trasporta palle di cacca dieci volte più grandi di lui, concimando la terra e dando vita anche agli angoli più lontani.
Non puoi fare altro che rivederti in lui immediatamente! Uguale a te che con fatica trasporti tutto il carico di sta vita tutti i giorni. C’è solo una differenza, ma é sostanziale. Tu ti lamenti, lui no!
Riprendiamo il viaggio lasciando le nostre dune di sabbia e la laguna di Colchester. Abbandonando il freddo della nostra tenda con vista del parco.
Questa é una foto bagnata, in tutti i sensi. Lungo la costa la pioggia non ci abbandona mai, sulle colline la nebbia ci avvolge appena superi un’altura. Fulmini ti scoppiano ai lati della macchina e fanno un rumore simile ad un’esplosione.
I villaggi che attraversiamo non sono null’altro che una pompa di benzina e un supermercato brulicante di persone dove ci spaventa entrare per comprare l’acqua.
E poi alla fine l’Isimangaliso park. Santa Lucia.
L’immagine di Santa Lucia é un selfie.
Fabrizio con un bambino trovato in lacrime. Lasciato con le lacrime. Non possiamo cambiare il mondo? Non lo so. Ma come Fabrizio mi ha ripetuto più volte:” i bambini non dovrebbero mai piangere”.
Soprattutto se piangono per la fame mentre mezzo mondo, noi compresi, necessita di stare a dieta. Questo é il ricordo più crudo dell’Africa. Quello più profondo. Quello che cercheremo di non far cancellare dalla routine della nostra vita occidentale così opulenta e superficiale.
L’Isimangaliso è una bellissima foto.
Verde brillante della foresta, spiaggia lunghissima chiara e soffice, mare gelato, uccelli e rinoceronti.
E anche qui i bambini ci colpiscono al cuore!
Pioggia freddo e vento non li fermano. Giocano fra onde ghiacciate , troppo concentrati a vivere per lamentarsi delle condizioni avverse.
Magari potessimo ricordarcene anche noi. Magari potessimo tornare a pensare che nonostante tutto la vita va vissuta sempre come un dono, anche se diverso da quello che avremmo voluto scartare.
Ed ecco che riprendiamo in nostro viaggio.
E di nuovo bellezza. E di nuovo dolore. E di nuovo natura. E di nuovo orribili catene americane trapiantate in questa terra dove gli animali sembrano vivere meglio che gli esseri umani.
La nostra meta é finalmente conquistata. Il Kruger national park!
Abbiamo attraversato il Sud Africa. Più di 5000 kilometri di auto per arrivare qui.
E qui non basta una foto, qui é un film.
Il parco ti sballottolati tra la bellezza della vita e l’inevitabilità della morte di continuo.
Vedi un impala allattare il suo piccolo, sempre guardingo e pronto a fuggire e poi vedi la carcassa di un bufalo che gli avvoltoi si contendono.
Vedi l’uccello tessitore che prepara un nido per i suoi piccoli degno delle sere di San Leucio e poi un leopardo che sbrana la sua preda su di un albero e poi si liscia zampe a baffi uguale ad un gatto un po’ troppo cresciuto.
Ti si parano davanti decine e decine di Elefanti, accompagnati da cuccioli ancora troppo debolì per strappare l’erba , che si spingono su due zampe per far forza e poi, ti attraversano la via due iene, in cerca di qualche resto lasciato da predatori più grandi.
Le giraffe e gli gnu, rinoceronti e uccelli assurdi, zebre e koodo e tutti gli altri animali girano in questo vortice di vita e di morte. E tu ne sei spettatore. Più o meno consapevole. Non so se ritorneremo mai qui, ma di certo, lui non ci lascerà mai andare via veramente. Quando entri a far parte della giostra, devi continuare a girare.
Di nuovo on the road, ci aspettano 19 ore per il mare!
Ore che affrontiamo riattraversando il nostro nemico giurato: il Karoo.
Ma stavolta ci accorgiamo di essere cambiati. Abbiamo smesso di chiedere a questa terra cose che non ha ed abbiamo imparato ad apprezzare le altre mille cose che invece ci sta regalando. Il deserto ora é diventato bello, o forse i nostri occhi lo vedono per la prima volta. Distese di erba del colore dell’oro. Piccoli ciuffi gialli e viola di fiori che sfidano la siccità per crescere. Agnellini e capretti che corrono per star dietro alle madri. Montagne desolate e soprattutto, un tramonto infuocato degno dei migliori dipinti. Ma ciò che poi ci fa fermare il cuore per un attimo é scorgere dopo tanto tempo il nostro vero elemento. La vista che ci fa sorridere sempre. Il colore che ci appartiene perché napoletani. L’azzurro del mare! Mossel bay, siamo a casa!